18 luglio 1926 Svezia-Italia 5-3, seconda doppietta in azzurro per Felice Levratto
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Era mancino, Felice Levratto (Carcare, Savona, 26 ottobre 1904 – Genova, 30 giugno 1968), e giocava attaccante. Raccontare seppur brevemente la sua storia significa fare un bagno purificatore in un calcio, addirittura un mondo, che non c’è più da tempo.
Lo chiamavano “sfondareti”, perché dotato di un tiro secco, potentissimo. Pare che il nomignolo gli sia stato attribuito il giorno della sua prima prodezza balistica importante.
16 luglio 1922, a Vado Ligure va in scena la prima finale di Coppa Italia. A contendersi il trofeo, il Vado di Levratto e l’Udinese. Partita molto “chiusa”, le difese prevalgono sugli attacchi e lo 0-0 resiste fino allo scadere dei tempi supplementari, al termine dei quali, non esistendo ancora la sequenza di calci di rigore, si va a oltranza!
Si va a oltranza fino a quando segna qualcuno, ma prima del tramonto, perché il campo – come immagino tutti i campi dell’epoca – non è dotato di illuminazione notturna. Se lo 0-0 resiste, si disputerà un’altra partita, a Udine, quindi i friulani giocano con grande applicazione.
Una piccola falla e subiscono un’azione di contropiede. Palla sulla sinistra a Levratto, che fa fuori un paio di avversari e poi calcia all’incrocio della porta: il tiro è talmente potente che squarcia la rete. Nessun dubbio sul fatto che sia gol: il Vado iscrive il suo nome nell’albo d’oro della neonata Coppa Italia.
Dopodiché sfondò altre reti, anche indossando la maglia della Nazionale (per lui, 28 presenze e 11 reti). E a proposito di Azzurri, la leggenda narra di quando, il 25 maggio 1924, alle Olimpiadi di Parigi, un suo potentissimo tiro colpì al volto il portiere del Lussemburgo Bausch, che crollò a terra coperto di sangue: i denti gli avevano staccato un pezzo di lingua.
Un personaggio del genere, che in carriera ha indossato le maglie di Vado, Verona, Genoa, Ambrosiana-Inter, Lazio, Savona, Stabia e Cavese era destinato a occupare un posto importante nell’immaginario collettivo.
Chissà se nel 1959, quando il Quartetto Cetra lo inserì nella canzone “Che centrattacco!”, Antonio Levratto, il padre di Felice, aveva metabolizzato il fatto che il figlio guadagnasse “dando calci a una palla di cuoio” (fu il suo commento alla firma del primo contratto…).
Il tabellino della partita Svezia Italia
Stoccolma, 18-7-1926
SVEZIA-ITALIA 5-3
Reti: 3’ e 89’ rig. T. Johansson, 4’ e 64’ G. Holmberg, 22’ Kroon, 32’ e 85’ Levratto, 76’ Cevenini III.
Svezia: S. Lindberg, H. Lundgren, Krook, Helgesson, S. Friberg, W. Andersson, Wenzel, G. Rydberg, T. Johansson, G. Holmberg, Kroon.
Ct: Negy.
Italia: De Prà, V. Rosetta, Caligaris, Barbieri, Bernardini (Gandini), Janni, Munerati, Cevenini III, Della Valle, Magnozzi, Levratto.
Ct: Rangone.
Arbitro: Hansen (Danimarca).