13 aprile, Compleanno di Italo Allodi
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Non è semplice sintetizzare chi sia stato Italo Allodi (Asiago, Vicenza, 13 aprile 1928 – Firenze, 3 giugno 1999) per il calcio italiano. Proviamoci. All’inizio degli anni Sessanta, il calciomercato – nato nel decennio precedente – deflagra clamorosamente. A Milano, sede della Lega Calcio, confluiscono sempre più operatori, consiglieri, accompagnatori, curiosi.
Qualche tempo prima, il 3 agosto 1958, il presidente del Coni, Giulio Onesti, ha definito i presidenti dei club di Serie A «ricchi scemi» e pare davvero superfluo spiegare perché.
All’orizzonte si staglia l’elegante figura di Italo Allodi, che Angelo Moratti vuole con sé per costruire quella che passerà alla storia come la Grande Inter.
Ex calciatore di modesta levatura, Allodi – una volta appese le scarpe al chiodo – ha fatto gavetta come segretario amministrativo del Mantova, ma non accusa il salto in alto: in simbiosi con il vulcanico Helenio Herrera e sostenuto dal munifico presidente, mette in piedi lo squadrone capace di vincere tre scudetti, due Coppe dei Campioni e altrettante Coppe Intercontinentali.
Il tempismo è la sua arma migliore: quando Angelo Moratti cede l’Inter, lui capisce che è il momento di andare altrove e si accasa alla Juventus. Dopodiché, essendo ardua la convivenza con il presidentissimo Giampiero Boniperti, che non ammette “distrazioni” (ad Allodi si rivolgevano molte società, oltre a quella che gli pagava lo stipendio…) né interferenze, passa alla Fiorentina, e qui – di fatto – ha un altro colpo di genio.
A poca distanza dallo stadio dei viola sorge il Centro Tecnico di Coverciano. Ed è grazie ad Allodi, in pratica, che la “casa degli azzurri”, fin lì usata con parsimonia, diventa il cuore pulsante del calcio italiano.
Qui viene istituita la Scuola di formazione per allenatori e, successivamente, quella per diventare direttori sportivi e procuratori. Dal neonato centro di potere ai piedi della collina fiorentina, Italo torna ufficialmente nel giro (dal quale in realtà non è mai uscito…) accettando l’offerta di Corrado Ferlaino e diventando il deus ex machina del Napoli.
All’apice della carriera, ma fiaccato dallo stress per un presunto coinvolgimento (mai provato) nel calcioscommesse 1986, viene colpito da ictus nel gennaio del 1987 ed è costretto a ritirarsi a vita privata. Muore nel 1999, quasi dimenticato da quel calcio che lui aveva contribuito a rendere sempre più importante.