100 di questi giorni, Marino! – Le mie passioni sportive
Il tempo di lettura dell'articolo è di 3 minuti
Le mie passioni sportive
La tua passione per i motori (auto e moto) è “doc”: la Romagna non mente…
«Il caporedattore dello Sport del Giorno, Giulio Signori, nella primavera del 1973 mi disse: “Tu sei romagnolo, non puoi non intendertene di motori”. Non feci in tempo a rispondere che mi ritrovai al Nurburgring. Avrei seguito centinaia di Gran Premi di auto e di moto. E soprattutto, assieme a piloti straordinari, avrei conosciuto Enzo Ferrari».
La tua passione per il basket, invece, come nasce?
«Lo giochicchiavo, lo seguivo (Forlì alla fine degli Anni 60 aveva conquistato la Serie A). Giornalisticamente parlando è stato il mio primo sport. E tuttora è uno di quelli che amo di più».
Il calcio è il nostro sport nazionale, ma nel tuo caso fu l’Inter euromondiale di Angelo Moratti ad attirarti?
«Impossibile resisterle. Con l’Inter, ma anche con il Milan, sembrava che il calcio planetario fosse ai nostri piedi. Ed effettivamente lo era. Quando, tanti anni dopo, condussi la Domenica Sportiva, volli Italo Allodi al mio fianco come primo opinionista».
Capitolo ciclismo: chi o che cosa ti ha fatto innamorare di questo sport?
«Ercole Baldini, il “Treno di Forlì”. Per tre anni (1956-1959) è stato il più forte ciclista del mondo (titoli mondiali su pista e su strada, Olimpiadi, Giro d’Italia). Ancora oggi il ciclismo è lo sport che forse mi dà le emozioni più importanti. Nella mia carriera da direttore di testate televisive ho “comprato” per due volte il Giro d’Italia per aver la gioia di viverlo e soprattutto di raccontarlo da vicino. Ma anche questo può essere un buon approfondimento per il gennaio del 2029».
Tu hai una preparazione enciclopedica in tutti gli sport che abbiamo citato. Un’altra disciplina, invece di studiarla, l’hai praticata: l’ippica. Io c’ero, quando debuttasti in sulky (e andai pure alla cassa…): agosto 1987, ippodromo del Savio di Cesena, corsa riservata a driver improvvisati. Tu sali in sulky a Fezzano Gi e vinci, per la gioia di chi (come me) aveva avuto fiducia in te…
«Non avrei mai immaginato che potesse nascere anche quella (bella) passione. Ma a pensarci bene, il piacere della guida – diciamo così – non mi ha mai fatto difetto».
Confermo l’appuntamento al 2029 per il tuo modo di guidare l’auto… Che emozioni ti dà, invece, guidare un cavallo?
«La partenza dietro l’autostart dà emozioni uniche, non facilmente descrivibili. Il respiro del cavallo, il suono degli zoccoli sul turf, le grida dei guidatori. Sul sulky non ci sono freno, né acceleratore: solo una simbiosi meravigliosa fra le tue mani (e anche le tue gambe, per la verità) e la macchina-cavallo. Gioia e brividi».
25 agosto 2004, ancora al Savio, Premio Il Resto del Carlino Cesena-Memorial Marco Pantani, tu vinci guidando Usbeco Tit. Dopodiché tornasti in sulky solo un paio di volte, l’ultima nel 2018 a Napoli: perché decidesti di appendere il frustino al chiodo?
«Perché a 70 anni o sei Vivaldo Baldi, o capisci che le corse è meglio andarle a vedere al “Savio” mangiando i cappelletti al ragù».
Continua su 100 di questi giorni, Marino! – Io e la musica