1 agosto: Compleanno di Domenico Berardi
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Ci sono cose difficili da spiegare. Per esempio, a me sembra che Domenico Berardi (Cariati, Cosenza, 1 agosto 1994) sia ormai un veterano del calcio italiano, magari – se mi prende male – posso addirittura arrivare a pensare che abbia imboccato il viale del tramonto. Tutta colpa della sua precocità e della tendenza del mondo del pallone a “bruciare” tutto in fretta. In realtà, ovviamente, Mimmo compie oggi 29 anni e ha ancora tante stagioni davanti per confermare le sue qualità.
Già a 12 anni si mette in mostra e la Juventus ottiene una sorta di diritto di prelazione da esercitare entro il quattordicesimo compleanno. Madama si dimentica di lui (o magari non lo ritiene all’altezza) e allora gli si prospetta la soluzione Cosenza.
Potrebbe andar bene ugualmente, invece non va: il club calabrese fallisce per la terza volta nel giro del decennio e chissà che cosa passa nella testa del ragazzino, che magari si era già immaginato allo Juventus Center e invece gioca nel Rossano. Così, un giorno decide di andare a trovare Francesco, il fratello maggiore che studia a Modena.
Gli capita di fare un provino a Ferrara, ma la Spal (ah, ci fosse stato Paolo Mazza…) non lo degna neanche di uno sguardo. Mimmo apparentemente non sembra farne un dramma e tira avanti da inconsapevole adolescente: a vigilare c’è il fratellone, che quando si tratta di giocare una partita fra amici – in barba al divario d’età – fa entrare in campo pure Domenico.
Ed è proprio durante uno di questi match con in palio la pizza al novantesimo che succede quello che non era successo in precedenza: lo nota il viceallenatore (neanche “l’allenatore”…) degli Allievi del Sassuolo, che ne parla in società.
Dopo poche ore, Berardi scopre il fascino discreto della maglia neroverde, che ancora oggi lo avvolge e lo coccola. In questi anni, Mimmo ne combina di cotte e di crude: una lunga serie di infortuni, qualche “berardata” in mezzo al campo che lo fa immaginare troppo sopra le righe, poi torna a essere opzionato dalla Juventus nel 2013 ma nel 2015 l’opzione scade, insomma i suoi gol, la sua fisicità e il suo delizioso sinistro quasi passano in secondo piano, ma ci sono e si fanno apprezzare.
Lo apprezza sicuramente il Mancio, che ha feeling particolare con il talento calcistico e lo getta nella mischia azzurra due mesi prima che compia 24 anni e ne fa un perno del suo gruppo, quello che vince l’Europeo a Wembley e ancora oggi lo ritiene indispensabile nell’architettura del gioco, partendo da destra e facendo cantare il mancino dal limite dell’area.
A oggi, 25 presenze e 6 reti in Nazionale. Ma siamo a neanche metà della storia, nonostante le apparenze di cui sopra…