Gabriel Omar Batistuta
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Il nuovo re di Roma
Ai… punti “Batigol” non perde con nessuno: poco, ma sicuro.
Nell’ultimo ventennio non c’è stata una macchina da gol tanto regolare, spettacolare e produttiva. Il miglior giocatore argentino del dopo Maradona e pure una delle ultime bandiere, per sua scelta.
Nove stagioni in viola, un atto d’amore, seguendo la Fiorentina anche nell’umiliazione della retrocessione. Ha legato indissolubilmente la sua carriera a Firenze, sbagliando secondo qualcuno perché in tal modo si è precluso la possibilità di lottare per traguardi assoluti.
Qualche soddisfazione, oltre a un paio di titoli di capocannoniere, se l’è tolta negli ultimi anni. Nel 1999, fino a un beffardo infortunio che lo tolse dai giochi, la Fiorentina per oltre metà stagione guardava tutti dall’alto in basso nel campionato italiano, pur avendo gli uomini contati. Poi la Champions League, con le prestigiose vittorie sul Manchester United e a Wembley con l’Arsenal. E sempre la stessa firma, quella di Gabriel, con il solito gol da cineteca segnato a Londra.
Sempre in viola, anche perché a Firenze è cresciuto come giocatore, perfezionando le sue armi migliori. Palla al piede quando va verso la porta è difficile da fermare, pur non avendo un dribbling esaltante. Se però può caricare il tiro, da fermo, in corsa o al volo, non c’è niente da fare per gli avversari. Per potenza e precisione non c’è paragone: chiedere ai portieri.
Anche con la sua Nazionale Batigol non ha raccolto molto, arrivando dopo il ciclo del “Pibe de oro”. E trovando una squadra forte, ma non dominante. Ma solo sempre la fiducia incondizionata degli allenatori, Passarella in primis, che peraltro a suo tempo nel River Plate non lo aveva stimato più di tanto. È comunque il miglior bomber ogni epoca in maglia biancoceleste, tanto per non avere dubbi.
Un pezzo unico, insomma, che ha superato Maradona nel numero di gol in Nazionale, però è costretto a strafare se vuole convincere qualcuno. Ci sono state polemiche quando ha cominciato a esultare dopo un gol mimando un mitra, festeggiamento oggettivamente un po’ macabro. Ma che riassume bene la grande qualità del grandissimo centravanti argentino: segnare a raffica.
Da oggi, anche con la maglia della Roma.